A l Teatro Due di Parma due atti unici amari e grotteschi di Čechov concludono lo speciale a lui dedicato; al Teatro Regio per Parma Danza c’è un variegato trittico di spettacoli di FND/Aterballetto. A Modena, allo Storchi, il regista Fabio Condemi rilegge il “Calderón” di Pasolini, mentre allo Juta c’è il live di Jonathan Clancy. A Reggio Emilia l’attore Massimo De Lorenzo presenta il suo nuovo libro autobiografico alla Notorius Cinelibreria, il drammaturgo e regista reggiano Emanuele Aldrovandi il suo romanzo d’esordio al Ridotto del Valli mentre al Tunnel continua “Microclub. Events and sound of the Subculture”. Sono gli appuntamenti che abbiamo scelto, tra il 16 e il 22 febbraio, a Reggio Emilia, Parma e Modena e dintorni.
1.
Al Teatro Due l’ultima coppia di Atti Unici di Čechov
Cento anni fa Majakovskij scriveva che nel vecchio teatro, simboleggiato da Čechov, “stiamo seduti ad ascoltare Zio Vanja che conversa con zia Marija. Ma a noi non interessano gli zii e le zie, al teatro chiediamo che ci trasporti al di là del quotidiano, verso qualcosa di esaltante”. In mezzo c’era stata la rivoluzione, che aveva sfocato la comprensione della novità di un teatro in cui è proprio dietro il quotidiano, dietro la frase più semplice e i silenzi, che si fa strada la percezione di un dramma vero, autentico. Di questa novità si ha un primo vagito negli “Atti unici”, iniziazione alle opere maggiori, messi in scena dal Teatro Due di Parma. Dal 15 al 23 febbraio vedremo rappresentata la quarta e ultima coppia: “Il canto del cigno”, amara rievocazione delle illusioni della giovinezza e della solitudine del presente da parte di un vecchio attore, e “Le nozze”, grottesco ritratto della piccola borghesia e della meschinità delle sue preoccupazioni, delle sue pose e dei suoi intrighi.
2.
Il Maffia è al centro del secondo appuntamento con Microclub al Tunnel
C’è stato un tempo in cui la parola “nightclub” era pronunciata perlopiù da equivoci e attempati signori, evocando una dubbia licenziosità da intrattenimenti serali di maschi soli e in crisi. C’è stato poi un tempo in cui la parola “night” e “nightlife” acquisirono invece improvvisamente quarti di nobiltà culturale e giovanile, ascendendo di slancio ai fasti del clubbing, della club culture, della sub culture. “Microclub. Events and sound of the Subculture” è una iniziativa che propone una serie di dj set, talk e approfondimenti sul valore della musica e sul ruolo delle subculture. In cinque appuntamenti, in programma fino a maggio, il progetto intende approfondire temi legati alla club cultura e stimolare il dialogo intergenerazionale attraverso i linguaggi musicali. Il Circolo Arci “Maffia – Illicit Music Club”, leggendario club reggiano tra i Novanta e il primo decennio del Duemila, sarà protagonista della serata di venerdì 16 febbraio in programma, come i successivi appuntamenti della rassegna, al Tunnel di Reggio Emilia.
3.
Massimo De Lorenzo (“Boris”) presenta il libro autobiografico “Tante care cose”
Ha legato il suo nome a una serie di culto come “Boris”, ma è uno dei più versatili attori del nostro cinema. Massimo De Lorenzo ha scritto ora una raccolta di lettere indirizzate a un regista, a vecchi amori adolescenziali, a un amico dell’Agenzia delle entrate, al fidanzato della figlia, al proprio ego, ad una dirigente scolastica. Ne è nato un libro autobiografico, “Tante care cose”, edito da Bibliotheka, che l’attore presenta il 17 febbraio alle 17.30 alla Notorius Cinelibreria di Reggio Emilia insieme agli attori Marco Bonini, Alice Bertini e Lorenza Indovina. Queste lettere, senza alcuna seriosità o verità da dimostrare, nascono per ricordare una persona lontana, per esternare paure e frustrazioni, per il puro gioco di immaginare di dire qualcosa a qualcuno. Un’opera fra finzione e realtà, ironia e umorismo.
4.
FND/Aterballetto a Parma Danza
È un trittico di danza prodotto da FND/Aterballetto quello che va in scena il 17 febbraio per Parma Danza al Teatro Regio. “Yeled” è un ritorno all’infanzia firmato dal coreografo israeliano Eyal Dadol e interpretato da sedici danzatori. «Una delle chiavi principali della creazione – spiega Dadol – sono le cose reali che abbiamo imparato da bambini, e come ci hanno formato per essere le persone che siamo oggi». “Secus”, del coreografo israeliano Ohad Noharin, è un alfabeto umano interpretato da sedici ballerini e fatto di corse, assoli, gesti puliti, duetti interrotti, sinuose disarticolazioni delle anche, torsi che si piegano in tutte le direzioni, che esprime emozioni e sentimenti senza diventare sentimentale. “Rhapsody in Blue”, della spagnola Iratxe Ansa e dell’italiano Igor Bacovich, è un pezzo per sedici danzatori in prima assoluta costruito sulla rapsodia di George Gershwin, cento anni esatti dopo la sua prima rappresentazione. “Yeled”, “Secus” e “Rhapsody in Blue” saranno in scena anche il 22 e 23 febbraio alla Fonderia di Reggio Emilia.
5.
“Calderón” di Pier Paolo Pasolini al Teatro Storchi
Scritto nel 1967 e pubblicato nel 1973, ”Calderón” è un dramma in versi di Pier Paolo Pasolini ispirato a “La vita è sogno”, il capolavoro del tragediografo spagnolo seicentesco Pedro Calderón de la Barca. Ma l’atmosfera, la trama, il contesto sono radicalmente diversi: siamo nella Spagna franchista degli anni ’60, tra tumulti rivoluzionari e logiche di potere che non sembrano lasciare altro spazio di libertà che nel sogno. Un testo labirintico e complesso, in cui coesistono molteplici piani e stratificazioni narrative, messo in scena il 17 e 18 febbraio al Teatro Storchi di Modena dal regista Fabio Condemi, che fa confluire nello spettacolo numerosi riferimenti: il teatro di Bertolt Brecht nella rilettura di Roland Barthes, la pittura di Diego Velázquez, le idee sulla rappresentazione e sul rapporto tra teatro e spettatori. A fare da fonte drammaturgica, i dialoghi platonici, mentre la psicanalisi freudiana e gli studi teologici sul corpo accompagnano e arricchiscono l’indagine sul sogno, inteso sia come prigione sia come utopia.
6.
Emanuele Aldrovandi a “Finalmente Domenica” col suo romanzo d’esordio
Emanuele Aldrovandi, tra i più prolifici e premiati autori e registi teatrali di oggi, esordisce nella narrativa. Il titolo del nuovo romanzo, edito da Einaudi, di cui parlerà il 18 febbraio alle 11 al Ridotto del Teatro Valli nell’ambito della rassegna di incontri “Finalmente Domenica”, con letture di Eleonora Giovanardi, è “Il nostro grande niente”, e non è dato sapere se quel “niente” sia l’allusione a un sostrato nichilistico che sembra emergere dalla lettura della quarta di copertina, da cui veniamo a sapere che il libro è il racconto che un ragazzo morto fa della vita della fidanzata con cui si stava per sposare e che, sopravvivendogli, fatalmente, dopo il primo dolore seguito al lutto, ricomincia a vivere, si innamora, diventa moglie e madre. Aldrovandi si interroga sul senso e la natura delle relazioni, sulla scorta della consapevolezza straziante, benché egocentrica, che la vita e la possibilità di amare continuano impietosi oltre la nostra morte.
7.
Jonathan Clancy allo Jutacafè
A due settimane dall’uscita del suo primo album solista, James Jonathan Clancy (già Settlefish, A Classic Education, His Clancyness, Brutal Birthday e fondatore della Maple Death Records) il 18 febbraio alle 19 lo presenta in un live acustico allo Jutacafè di Modena. Scritto e registrato tra Bologna e Londra, “Sprecato” – questo il titolo dell’album – racconta la collaborazione con il disegnatore Michelangelo Setola ed è un’esplorazione intima attraverso dilatazioni folk, sentieri kraut e astrazioni wave. Il prossimo ospite dei live acustici dello Juta è la formazione del cantautore mantovano Massimiliano Cranchi.
foto in evidenza: “Yeled” in scena al Teatro Regio di Parma e alla Fonderia di Reggio Emilia (foto di Claudio Montanari)