Cosa succede se metti insieme un genetista vegetale, Luca Braglia, e un paesaggista, Carlo Contesso, uniti da lunga amicizia, comune passione per piante e giardini e solide radici (è il caso di dirlo…) nelle tradizioni legate alla terra e al mondo contadino? Nascono belle cose come Borgo Plantarum, qualcosa a metà tra la fiera, la festa e lo scrigno di idee, per professionisti, appassionati e neofiti: esposizioni, incontri, laboratori pratici, mostre, attività per bambini. Due edizioni all’anno, ad aprile e i prossimi 16 e 17 settembre, il tutto immersi nel verde del Borgo Antico Le Viole, località di origine cinquecentesca a Telarolo sulle colline reggiane. Luca ci parla di com’è nata questa manifestazione così peculiare e qual è lo spirito che la caratterizza.
Come è nata l’idea di Borgo Plantarum e come si è sviluppata nel tempo?
Borgo Plantarum nasce da un’amicizia e da una passione condivisa, tra me e Carlo Contesso, paesaggista e amico di lunga data. Eravamo soliti trascorrere le ore a parlare e discutere di piante e giardini, citando spesso piccole realtà vivaistiche italiane che avevamo conosciuto e incontrato nel corso della nostra esperienza lavorativa o semplicemente visitando altre mostre mercato in Italia e all’estero. Un giorno disquisendo invece di quali razze di galline ornamentali potessero essere più appropriate per convivere in giardino ci siamo chiesti. “Per quale motivo non organizziamo insieme delle giornate dedicate ad altre persone che come noi hanno questa passione? Potremmo invitare alcuni vivai coltivatori, professori ed esperti capaci di fornire un contributo scientifico ed esperienziale; allestire mostre e laboratori senza farsi mancare qualche piccola gallina da giardino”. Io avrei messo a disposizione il Borgo Antico Le Viole di proprietà della mia famiglia e l’esperienza nell’organizzazione di eventi e Carlo la sua visione da paesaggista e creatore di bellezza.
La mostra mercato si tiene ad aprile e a settembre a Borgo Antico Le Viole a Telarolo di Castellarano, sulle colline reggiane. Qual è la storia di questo luogo e che valore ha per la manifestazione?
Il Borgo Antico le Viole è in primis il mio luogo del cuore. Parte della mia famiglia proviene e fa parte della storia del Borgo e la mia stessa evoluzione mentale e professionale è legata al contesto rurale nel quale il Borgo si colloca. La posizione, isolata e immersa nella natura, è in totale sintonia con la manifestazione e il suo significato. I vivai, che sono i veri protagonisti della manifestazione, coltivano in Italia con sacrificio e dedizione piante insolite spesso introvabili, che propongono ad un pubblico fortemente animato da un trasporto e da un amore irresistibile per le piante e la natura. Questo è il motore che spinge il nostro pubblico a raggiungere il Borgo, sulle colline lontano dalle comodità della città, per vivere un’esperienza autentica in un posto “fuori dal tempo”, per respirare il bello e prendere a spunto nuove idee.
Borgo Plantarum dà spazio a espositori che provengono da varie zone d’Italia e anche dall’estero. Come avviene la scelta?
La scelta viene fatta con meticolosa attenzione da me e Carlo. Amiamo stabilire un rapporto personale con ogni espositore, dei quali ammiriamo non solo il buon gusto, in linea con il nostro, ma con i quali condividiamo una visione, di rispetto della natura e dei suoi cicli, anche in un contesto di produzione. Dietro ogni espositore si nasconde un grande lavoro di ricerca e sperimentazione sul quale ci confrontiamo per darvi valore. Ci piace disquisire con i nostri vivaisti sui tempi più comuni, come ad esempio sul perchè abbiano privilegiato una determinata varietà di rosa per una data bordura mista, piuttosto che sul come fare per irrobustire le difesi naturali delle piante, o per prolungare la durata delle fioriture. Confronti tra esperienze che creano una sintonia e un legame profondo, anche personale.
Oltre alla mostra mercato, Borgo Plantarum propone incontri, mostre e laboratori. Cosa c’è nel programma di questa edizione di fine estate?
Sono tanti i laboratori con la natura in programma. Tutti nati dall’osservazione delle bellezze che essa ci offre, come il corso di pittura botanica o quello di composizione floreale. E ancora si può apprendere l’arte dell’intreccio del fil di ferro, si impastano vasi in terra cruda, si rilegano taccuini e si compongono mazzi di fiori in carta e ghirlande in fiori secchi. Per questa edizione abbiamo pensato anche un ad un laboratorio, in collaborazione con l’associazione Zdora, legato al mondo della cucina e in particolare alla valorizzazione e riscoperta di uno dei prodotti di eccellenza di Reggio Emilia, l’erbazzone! Sempre partendo dalle piante, impareremo come coltivare bietole sane e salutari e come lavorarle seguendo la ricetta della tradizione. Le mostre in programma prevedono Bonsai centenari grazie alla collaborazione con Helen Club Bonsai, le immancabili galline e i conigli dell’aia antica e la poesia dell’acquerello botanico con una mostra delle opere della maestra pittrice Anita Frison. Anche i momenti di approfondimento sul giardino non mancheranno: si parlerà dei giardini storici di Villa della Pergola di Alassio con le parole del loro curatore che condividerà con il pubblico una vera esperienza di giardino – lo slogan della manifestazione; con Simone Manzini invece si parlerà del come favorire la vita degli uccelli in giardino per capire come questi ne migliorino la salute anche del giardiniere.
Il pollice verde. Ci si nasce o si può sviluppare con studio e dedizione? Un consiglio per chi è affascinato dalle piante ma ha poco tempo e nessuna esperienza.
Il pollice nero sicuramente non esiste quello verde si può sviluppare!Tutto nasce dall’osservazione e dal rispetto. Il giardino, seppur risultate dal lavoro dell’uomo, ospita piante e animali che hanno esigenze e ritmi che il bravo giardiniere deve cercare di osservare, seguire e assecondare. Tutto il resto dell’opera lo compie la natura, la cui buona riuscita è favorita dalle cure amorevoli ma senza esagerare o tentare di forzare. Un esempio, spesso ci chiedono quanto spesso – richiedendoci di specificare la cadenza settimanale – devono bagnare una pianta che abita il davanzale di un balcone in città! È molto difficile stabilire un “quanto spesso” fisso che possa soddisfare i nostri ritmi, magari tutti i giovedì prima di cena così non ci se ne dimentica, ma esiste un ecosistema in cui la pianta vive, fatto di temperature, di irraggiamento solare e dell’attività dei microrganismi che vivono con le radici di quella pianta, nella creazione di un equilibrio. Impariamo ad osservare quell’equilibrio, magari toccando la terra di quella pianta con le dita e se i polpastrelli delle nostre mani rimarranno umidi avremo capito se e quando bagnare efficacemente.
Noi non abbiamo il pollice verde ma abbiamo un poster molto bello che recita “Plants are better than people”. Cosa abbiamo da imparare dalle piante?
Sicuramente dalle piante dobbiamo imparare che l’ambiente in cui viviamo non è un contenitore da colonizzare e sfruttare meramente e che solo la convivenza della diversità può generare un vantaggio. Le piante fanno proprio così e vi porto un esempio. Molte piante devono la loro salute e il loro vigore alle comunità di batteri e funghi che vivono nel sottosuolo. Le piante infatti governano con amore e si curano dei buoni rapporti instaurati con queste comunità. Attraverso la produzione di essudati radicali le piante favoriscono la vita di queste comunità tra le proprie radici. Gli essudati infatti forniranno cibo a batteri e funghi, sviluppandosi attorno alla radici, e queste comunità a loro volta garantiranno alle piante un migliore assorbimento dei sali minerali dal terreno e una migliore resistenza alla siccità. Un lavoro di squadra solidale e rispettoso.. come qualunque esperienza di giardino che si rispetti!
Immagine in evidenza: Luca Braglia a Borgo Plantarum