Interviste, Speciali

This Life Denied Me Your Love. Intervista a Giorgio Tuma e Lætitia Sadier

Mercoledì 23 novembre al Tunnel di Reggio Emilia prende il via il loro nuovo tour italiano. Abbiamo parlato della loro collaborazione, di canzoni nate per corrispondenza, del nuovo album “This Life Denied Me Your Love”, di Pharrel Williams e di fare la rivoluzione, partendo proprio da Reggio Emilia.

di Alberto Zanetti

C’è da ringraziare un po’ Facebook se oggi possiamo goderci il frutto della collaborazione tra Giorgio Tuma, uno dei talenti italiani più apprezzati all’estero, e l’ex Stereolab Lætitia Sadier che recentemente ha prestato la voce per due brani di This Life Denied Me Your Love, il quarto album di Tuma. Un gioiello crepuscolare di folk acustico/psichedelico, talvolta su soffice tappeto elettronico, a cui hanno collaborato anche, tra gli altri, Michael Andrews, Matias Tellez, Matilde Davoli e Populous.

L’incontro tra Giorgio Tuma e Lætitia Sadier è avvenuto attraverso la rete ma mercoledì 23 novembre a Reggio Emilia Red Noise presenta la prima data di un nuovo tour che li vedrà fianco a fianco. In attesa del loro concerto al Circolo Arci Tunnel, li abbiamo intervistati.

Con Giorgio abbiamo parlato di canzoni nate per corrispondenza, di Salento, Pharrel Williams e colonne sonore. Laetitia, invece, ha lanciato subito un’idea niente male: Facciamo la rivoluzione, e partiamo da Reggio Emilia.

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Molte collaborazioni di This Life Denied Me Your Love sono nate per “corrispondenza”? Caso, necessità, un segno dei tempi?
Giorgio Tuma: Tutte e tre le cose. Ovvio che se avessi avuto la possibilità di collaborare con Michael Andrews direttamente a Los Angeles, o con Matias Tellez a Bergen l’avrei fatto subito… eheh è un disco costruito quasi tutto con scambio di mail e file, anzi diciamo 50 studio e 50 file inviati.


Tu vieni dal Salento. “Lu ientu, lu sule, lu mare”: odio e/o amore?
Giorgio Tuma: Non saprei risponderti a questa domanda. Da piccolo, per tanti motivi, ho molto sofferto vivere nel posto in cui avevo ed ho la casa. Anche se i problemi economici, sociali e ambientali continuano, ora la qualità della vita è migliorata, non posso negarlo. Ma non posso non aggiungere che se avessi avuto il dono della scelta avrei preferito nascere e vivere in Nord Europa.

Al di là dei nomi che di solito si associano a te (Nick Drake, Sufjan Stevens, Jim O’ Rourke, ecc.), quale l’idea di musica che ti ha segnato e formato?
Giorgio Tuma: Non mi sono mai fatto problemi ad ascoltare qualsiasi cosa. ad esempio, adoro Pharrell Williams per la sua grandezza di musicista e produttore, in teoria distante dal mio approccio musicale ma se si guardano le cose con più attenzione, non così distante come potrebbe sembrare. Siamo tutti e due uniti da una passione per gli Stereolab e ciò si sente molto bene nelle produzioni dei Neptunes e i dischi dei N.E.R.D, esattamente come nelle mie canzoni. La musica è una questione di prospettive personali e sentimenti da esternare.

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Per un filosofo celebre e baffuto la bellezza “è una soave stanchezza serale” che si posa sul volto della natura… Cos’è per te la malinconia? Che ha rapporto ha con la tua musica?
Giorgio Tuma: È qualcosa di sedimentato dentro, volente o nolente me la porto dietro e rientra in tutto ciò che scrivo.

Molti dei testi delle tue canzoni sono scritti da Alice Rossi? Puoi parlarci di lei? Come funziona la vostra collaborazione?
Giorgio Tuma: Mi conosco con Alice dai tempi del Liceo. La collaborazione è iniziata quasi per caso, le chiesi di provare a scrivere un testo in inglese su delle melodie vocali che avevo registrato, da lì è nato qualcosa di magico e naturale tra la mia musica e le sue parole, una magia che si è protratta per quattro dischi e tre 7″.

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Fai del folk, ma sei un grande fan di Piccioni e Morricone. Qual è il legame? Ti piacerebbe scrivere la colonna sonora di un film?
Giorgio Tuma: Quando scoprii la musica dei compositori italiani mi si aprì un mondo stupendo. Ricordo che appena ventenne, ho vissuto un periodo in cui una mia preoccupazione era di trovare i soldi necessari per ordinare il numero successivo di Easy Tempo, una collana di dieci uscite con dentro la migliore library music italiana e gioielli scelti da colonne sonore con una cura e un amore unici. Ma se ti devo dire un nome, quello è Piero Piccioni. I suoi archi li riconosco dopo due secondi, ho ascoltato quasi tutti quello che ha scritto, la sua sensibilità musicale è una delle cose più care che ho.

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Incidi per un’etichetta spagnola, sei un oggetto di culto in Giappone, canti in inglese… scusa, ma l’Italia?
Giorgio Tuma: Rispetto ai primi tre dischi qualcosa con TLDMYL si è mosso, ma è davvero troppo troppo poco, perché la musica richiede tempo, denaro e una dedizione incredibile e ad oggi posso affermare che lo sforzo non vale l’impresa. Perché non si vive di riconoscimenti, ahimè, e per carità, non oserei neanche pensarlo “vivere di musica” (“uno su mille ce la fa”, direbbe qualcuno). Io dico solo che è tutto abbastanza mortificante e con questo passo e chiudo.

Mentre stavamo scrivendo queste righe è arrivata la notizia della scomparsa di Leonard Cohen…
Giorgio Tuma: Il 2016 è stato un anno buio per la musica, da dimenticare.


 

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Non è la prima volta che vieni in Emilia… ti piacciono questi luoghi nebbiosi?
Lætitia Sadier: Questà sarà la mia terza volta a Reggio Emilia. La prima e la seconda volta che sono venuta – al REC festival nel 2007 e al Teatro Sociale di Gualtieri a maggio 2016, ndr – mi è piaciuta. È una piccola città molto attraente dove le rivoluzioni possono riuscire al meglio! Naturalmente la storia politica aiuterebbe molto. E noi sappiamo quanto abbiamo bisogno di una politica sana oggi, per dare senso all’assurda situazione mondiale in cui viviamo. Reggio Emilia sarebbe un buon punto di partenza, da lì l’idea quasi perduta di rivoluzione potrebbe diffondersi al resto del mondo.

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Come hai incontrato Giorgio Tuma e la sua musica?
Lætitia Sadier: Giò mi ha chiesto su FB di cantare una delle sue canzoni. La stessa settimana la sua etichetta mi ha spedito un’enorme borsa piena di cd dei loro artisti… Giò ha fatto molto per me. Sono stata subito affascinata e gli ho risposto che avrei cantato Anna My Dear, la prima canzone che mi ha scritto. Ne sarebbero seguite altre tre: Through You Hands Love Can Shine, Release From The Center Of Your Heart, Maud Hope che eseguiremo dal vivo insieme il 23.

Che direzione ha preso la tua musica negli ultimi anni?
Lætitia Sadier: Non lo so con precisione. Voglio che la mia musica mi rifletta, e trovare me stessa attraverso di essa, e la musica attraverso me. Si va sempre più in profondità credo. Si tratta di un’esplorazione piuttosto che una direzione.

Le tue canzoni si occupano spesso di politica e società… Quali sono le tue sensazioni rispetto alla situazione attuale?
Lætitia Sadier: Se me lo chiedi oggi… Credo che forse ora che abbiamo di fronte la Brexit e Trump come presidente degli Stati Uniti, fondamentalmente due eventi politici catastrofici… Vedo che la gente si sta un po’ svegliando dallo stato di ipnosi, e sta pensando di reagire e prendere in mano la situazione. Dobbiamo apportare cambiamenti profondi nel modo in cui le nostre società sono organizzate, e gli esseri umani reagiscono solo di fronte a una crisi profondo, a uno shock. Forse questo è il tempo per “le persone comuni” (di cui non fanno parte le elite finanziarie, ad esempio) di cambiare le cose e prendersi responsabilità per il nostro futuro.

La prima canzone che ho sentito cantata da te dopo gli Stereolab è stata Bonnie & Clyde dei Luna. Sono passati vent’anni… Cosa ti ricordi di quella bellissima versione?
Lætitia Sadier: L’ho sentita quest’estate su una radio locale francese. È stato sorprendente scoprire come suoni ancora fresca e scura. Non ricordo molto a dire il vero, a parte lo studio a New York City, in un posto buio e squallido, all’epoca NY aveva ancora qualcosa in più… Luna e Stereolab erano compagni d’etichetta…

(17 novembre 2016)

 


Sul web
Giorgio Tuma 
Lætitia Sadier
Giorgio Tuma w/Lætitia Sadier (Stereolab) ~ Red noise / Tunnel (23 novembre 2016)
This Life Denied Me Your Love. Interview with Giorgio Tuma and Lætitia Sadier (in inglese)